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Herve’ Kempf, editorialista ambientale del quotidiano francese Le monde, ha presentato qui a New York il suo libro “How the rich are destroying the earth” (Pubblicato anche in italiano dalla Garzanti: “Perche’ i mega-ricchi stanno distruggendo il pianeta”). L’autore, sottolineando con decisione la grave crisi ambientale del pianeta terra in quest’inizio di ventesimo secolo, da lo spunto per impellenti e serie considerazioni. Per la prima volta nella storia, la specie umana si sta scontrando con i limiti della biosfera, a causa dello sfrenato consumo di materie prime e ad una sconsiderata contaminazione chimica di acqua, terra ed aria. Un aspetto molto grave, poco menzionato e per lo piu’ sconosciuto alla stragrande maggioranza, e’ la crisi della biodiversita’. Il che significa scomparsa ad un tasso allarmante di molte speci animali e vegetali. Tutti da bambini abbiamo studiato cosa sono le catene alimentari, e la gravita’ delle conseguenze nel momento in cui gli equilibri vengono alterati. I biologi ci stanno dicendo che e’ in corso la sesta grande estinzione della storia. Il suono del campanello d’allarme della comunita’ scientifica si sta facendo sempre piu’ assordante, ma trova poco riscontro in coloro che possono e dovrebbero dettare il passo per un’inversione di tendenza. Quest’emergenza ecologica si riflette infatti nella crisi sociale. Le disparita’ tra gli essere umani si sono ingrandite a dismisura, portando alla creazione di un’elite di benestanti che possiede sia il potere economico che quello politico. La necessaria inversione di rotta in ambito di politiche ambientali andrebbe ad intaccare i loro privilegi basati su un capitalismo sfrenato inteso come crescita continua, sinonimo appunto di distruzione ambientale. Il modello di una societa’ basata sulla decrescita si fa sempre piu’ incombente.